Educazione

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Parte prima: il mito
Quando un aspetto della realtà emerge in modo inedito, sorprendente e anche doloroso, ci mancano le parole per definirlo, cioè dargli confini. Farlo ci aiuta a identificare il mostro e a confinarlo in un territorio circoscritto e meno pauroso.
La definizione “nativi digitali” è uno di quei neologismi fortunati per confinare un mostro di ben altra entità. Confinato il mostro nel recinto tecnologico, ci sembra di poterlo gestire meglio o quanto meno di non subirne l’ombra minacciosa.
Ma andiamo con ordine.
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“
Parte seconda: cavalchiamo la tigre
L’informatica nella scuola primaria è vitale, l’insegnamento ludico del coding stimola un approccio creativo alla soluzione dei problemi e all’apprendimento”.
Il presidente degli Stati Uniti lanciò questo messaggio in occasione della settimana dedicata alla “Computer science education” nel dicembre del 2013.
Se consideriamo il messaggio da un punto di vista educativo, nulla di nuovo: insegnare a costruire i propri giochi è una tematica ricorrente nella psicologia dell’educazione.
L’attenzione che molti scienziati stanno rivolgendo verso l’apprendimento precoce dei linguaggi di programmazione lascia però trapelare una seria preoccupazione per le trasformazioni profonde, che stanno modificando radicalmente il nostro sistema di comunicazione interpersonale.
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Parte terza: l'appello
Microsoft e Facebook:
«Il coding è lavoro, studiatelo a scuola»
“I ministri dell’Istruzione dell’Unione Europea dovrebbero impegnarsi per migliorare l’insegnamento delle materie legate alla tecnologia a scuola, a partire dalla programmazione”. Sono le parole scritte in una lettera indirizzata a Bruxelles. Il destinatario è chiaro: i governi del Vecchio Continente. Il mittente è di tutto rispetto: Microsoft e Facebook. I due giganti dell’industria digitale, con altri colossi dell’industria informatica, hanno deciso di far sentire la loro voce con una missiva aperta che ha fatto il giro del mondo. Un appello a fare di più e meglio. Ma non solo.
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In tre precedenti articoli (Nativi digitali: il mito, cavalchiamo la tigre, l'appello) abbiamo parlato diffusamente dei cosiddetti ‘nativi digitali’, spiegando che questa efficace metafora nasconde parecchie insidie e abbiamo sottolineato quanto sia importante che le nostre giovani leve facciano un uso modico e consapevole delle apparecchiature digitali.
Da un pò di tempo però scopriamo che anche i 'nativi digitali' sono, in una certa misura, 'superati'. Ora si parla addirittura dei 'mobile born', ossia dei bambini che, assieme a camminare, imparano ad utilizzare con destrezza smartphone e tablet.
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“Dimmi e io dimentico. Insegnami e io ricordo. Coinvolgimi e io imparo.”
B.Franklin
L'estate sta finendo, come canta una nota canzone di qualche annetto fa e per i nostri ragazzi la campanella della scuola è già suonata da qualche giorno. Tornare sui banchi di scuola, dopo la pausa estiva, è sempre abbastanza dura e anche per questo è assai importante partire col piede giusto, facendoci tornare la così detta "voglia di studiare" (meglio sarebbe dire, la gioia di apprendere). Bisognerà dedicarsi allo studio non solo in quantità di tempo, ma soprattutto in qualità. A volte, infatti, le ore passate sui libri son troppe per molti studenti, proprio perchè non hanno acquisito un buon metodo di studio. Con questo articolo vogliamo dare un piccolo contributo in questa direzione.