Per giochi psicologici, in Analisi Transazionale, si intende una sequenza di scambi comunicativi o comportamenti, spesso ripetitivi, che si verificano tra due o più persone, che vanno oltre l’apparente intento comunicativo e coinvolgono aspetti più profondi della personalità. All'apparenza sembra tutto normale, ma, in realtà, si nasconde una dinamica più complessa e che, alla fine, lascia scontenti “tutti i partecipanti” al gioco. La motivazione di questi giochi è nascosta e ha come obiettivo un tornaconto psicologico inconscio (per esempio quello di attirare l’attenzione).
Anche i bambini possono utilizzare i giochi per soddisfare i propri bisogni ed è importante sapere che questi comportamenti non sono necessariamente manipolatori, ma piuttosto una modalità di comunicazione e adattamento al mondo che li circonda.
Alcuni dei giochi psicologici più comuni nell'infanzia includono:
- Il bambino "angelo": è sempre buono, obbediente e perfetto. Cerca di compiacere gli adulti per evitare conflitti, ma potrebbe nascondere insicurezze o rabbia.
- Il bambino "diavoletto": è oppositivo, provocatorio e spesso si comporta male. Potrebbe farlo per attirare l'attenzione, sfidare le autorità o esprimere frustrazioni.
- Il bambino "vittima": tende a lamentarsi, piangere e sembra sempre sfortunato. Potrebbe utilizzare questo ruolo per suscitare compassione o evitare responsabilità.
- Il bambino "sapientino": è molto intelligente e tende a correggere gli altri o a dimostrare di sapere tutto. Potrebbe farlo per sentirsi superiore o per compensare altre insicurezze.
- Il bambino "isolato": preferisce stare da solo e sembra indifferente alle interazioni sociali. Potrebbe farlo per timidezza, per proteggersi dal rifiuto o per elaborare esperienze negative.
Perché i bambini usano questi giochi psicologici?
A volte i bambini non hanno le parole per esprimere i loro bisogni o sentimenti e utilizzano questi comportamenti per comunicare indirettamente. A volte cercano di attirare l'attenzione dei genitori o degli adulti di riferimento. Un’attenzione negativa è sempre meglio di non averla. Altre volte vogliono sentirsi importanti e influenzare le decisioni degli altri o difendersi da situazioni che percepiscono come minacciose o dolorose. La cosa importante è non fermarsi alle apparenze e chiedersi sempre il perché di alcuni comportamenti, se questi sono ripetitivi e non portano benessere al bambino e alla vita familiare.
Come affrontare questi comportamenti?
- Empatia: cerca di comprendere i bisogni e le emozioni sottostanti a questi comportamenti. Una volta comprese sarà più semplice aiutare il bambino soddisfare i propri bisogni e sostenerlo eventualmente nelle normali frustrazioni della vita quotidiana.
- Comunicazione chiara: parla con il bambino in modo calmo e aperto, spiegando le conseguenze dei suoi comportamenti. Questo lo aiuterà a far leva sulla sua parte razionale, che va stimolata per farla diventare un’alleata nella gestione delle proprie emozioni e nel trovare le strategie giuste per soddisfare i propri bisogni.
- Limiti chiari e collaborazione: stabilisci regole chiare, positive e coerenti, facendo rispettare le conseguenze. Coinvolgi il bambino nella risoluzione dei problemi.
- Modellamento: mostra al bambino comportamenti positivi e sani. Dare il buon esempio è sempre una delle migliori strategie educative.
- Rinforzo positivo: premia i comportamenti positivi, di a tuo figlio che sei orgoglioso di lui quando agisce per il meglio.
È importante ricordare che:
- Ogni bambino è unico: non tutti i bambini utilizzeranno gli stessi giochi psicologici e le reazioni saranno diverse a seconda della personalità e del contesto.
- L'aiuto di un professionista: se i comportamenti del bambino sono persistenti e interferiscono con la sua vita quotidiana, potrebbe essere utile consultare un pediatra o uno psicologo.