mani alzate classeNegli ultimi 40 anni la Danimarca si è piazzata tra i primi posti dei paesi più felici del pianeta nella classifica stilata dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.

I danesi, infatti, danno molta importanza al concetto di Trivsel, che, tradotto nella nostra lingua, significa semplicemente benessere. Tale concetto rappresenta una linea guida importantissima anche per le scuole, le quali sono obbligate a introdurre, nei piani formativi, metodologie utili a stimolare il benessere dei bambini e dei ragazzi, il quale viene misurato annualmente con test standardizzati. È stato più volte dimostrato, infatti, che, se si sta bene, si impara meglio. Tuttavia, secondo l’Oms, nel mondo, il 10-20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi mentali: sono aumentati problematiche come ADHD, depressione e ansia, quest’ultimo considerato il sintomo più emblematico di quest’epoca, tanto da costruirci barzellette e MEME su Facebook e altri social network (forse con il tentativo di esorcizzarlo).

Proprio la scuola, a volte, diventa un luogo di sofferenza per i minori: valorizzati più per le conoscenze incamerate (valutate con costanti prove di verifica) che per l'espressione libera e creativa di sé stessi e delle competenze apprese. I bambini spesso si sentono annoiati e poco visti nelle loro caratteristiche e vivono in classi in cui il clima relazionale è competitivo e poco protettivo.
Perché allora non osservare alcuni esempi di come poter rendere a scuola più felici e sereni i nostri studenti e di conseguenza migliorare il loro apprendimento?
Per i Danesi la scuola va ben oltre il programma didattico in sé: è un sistema educativo che coinvolge il corpo e le emozioni, la creatività e l’empatia e che mira a promuovere competenze sociali. I cinque punti chiave sono: fiducia (in sé stessi e negli altri), empatiaautenticità (sui temi centrali dell’essere umano, come per esempio l’amore, il sesso, la morte…), coraggio (di provare e di sbagliare) e l’hygge.
Per ragioni di spazio mi concentrerò in particolare sui concetti di empatia e di hygge, cercando di riflettere su come potrebbe essere fruttuoso nelle nostre scuole promuovere una didattica che li tenga in considerazione e in che modo farlo.
L'empatia
Per empatia si intende la capacità di sintonizzarsi emotivamente con gli altri e di mettersi nei loro panni. La magia dell'empatia la potete sperimentare in modo chiaro con i bambini, che a volte sono agitati o tristi senza sapere bene perché (i bambini spesso si emozionano senza riuscire a dare parola a quello che sentono e questo fa provare loro molto disagio, che di solito esternano). Se, per esempio, un bambino è molto agitato, può bastare a volte abbassarsi, guardarlo negli occhi e poi dirgli con parole semplici: " ti vedo, sei arrabbiato". È molto probabile, allora, che questo bambino, solo per il fatto di essere stato visto e riconosciuto nella sua parte più profonda, riesca a calmarsi o a fare contatto con l'emozione più autentica, ad esempio il dolore per essere stato messo da parte dai compagni. Per essere empatici non serve risolvere un problema, basta che l'altro senta che siamo connessi con lui e ciò è già bastante a migliorare la situazione. I bambini possono crescere con una scarsa empatia quando i loro sentimenti sono stati ignorati o calpestati. Ciò renderà in futuro difficile per loro entrare in sintonia, non solo con gli altri, ma anche con sé stessi. Insegnare ai bambini ad avere a cuore il prossimo è collegato quindi alla possibilità di essere personalmente felici.
Una delle metodologie più interessanti utilizzate nelle scuole danesi è quella dell'Ora di classe. Gli insegnanti per un'ora a settimana danno uno spazio agli studenti per poter stare insieme in modo positivo e libero, dove possano esprimere come si sentono e che cosa vorrebbero di diverso, con l'obiettivo di fare in modo che tutti si sentano visti, ascoltati ed accolti. Durante quest'ora spesso si condivide del cibo in modo conviviale e, se non ci sono argomenti da affrontare, semplicemente si gioca e si sta in compagnia, seguendo le regole dell’hygge, di cui parlerò presto.
La psicologa e giornalista Jessica Joelle Alexander, che cerca di esportare in tutto il mondo il metodo danese per educare i bambini, ha portato un episodio che mi ha sinceramente commosso e che è accaduto proprio durante l'Ora di classe.
Un insegnante, durante quest’ora, aveva stimolato i bambini a dare una valutazione rispetto al loro grado di felicità. Alcuni di loro avevano comunicato che, durante la ricreazione, si erano sentiti tristi e poco soddisfatti, perché erano rimasti soli e non avevano potuto giocare con i loro coetanei. Una volta riconosciuti nei loro sentimenti, l'insegnante diede parola ai compagni. Tra questi una bambina propose: "potremmo predisporre una panchina della solitudine, in modo che, chi si sente solo, possa sedersi lì e così gli altri possano andare a fargli compagnia". Questo suggerimento è stato preso in seria considerazione dal corpo insegnanti e la scuola lo ha adottato con grande soddisfazione di tutti.
Hygge
Hygge significa stare insieme in un'ottica intima e serena, essendo consapevoli che il tempo passato in questo modo è sacro e bisogna viverlo di conseguenza. Non sono ammesse discussioni o negatività, è uno spazio psicologico protetto dove lasciare fuori stress e recriminazioni e godere l’uno dell’altro. I danesi crescono con questo valore culturale che viene insegnato con l'esempio in famiglia e nelle scuole.
L'hygge viene praticato soprattutto durante l'Ora di classe e si apprende attraverso il concetto di fœllesskab, cioè condividere in gruppo interessi e desideri, collaborando affinché tutti abbiano soddisfazione. Questo si verifica soprattutto nei gruppi spontanei, quando, per esempio, dei bambini giocano assieme. Esiste però anche il fœllesskab obbligato, quando, cioè, si deve far parte di un gruppo per forza di cose (come in classe o al lavoro) e richiede uno sforzo più o meno importante che non sempre si ha voglia di fare. È proprio questo che gli insegnanti danesi insegnano a gestire ai bambini. Il concetto di base è: "per passare in felicità il tempo con gli altri devi sempre dare qualcosa per ricevere qualcosa in cambio". Per essere felici è importante saper cedere qualcosa di sé in favore del gruppo, perché questo tornerà indietro sotto forma di benessere proprio e degli altri. Parlando più concretamente a scuola, per esempio, si propongono le lezioni quasi sempre in gruppo, spronando i bambini ad avere fiducia in sé stessi, ma anche negli altri. Regolarmente, inoltre, gli insegnanti organizzano delle riunioni per stare assieme, dove non si discute di didattica, ma si fanno semplicemente delle attività condivise, come, per esempio, il canto. Ai bambini vengono dati pochissimi compiti per casa, perché è dimostrato da varie ricerche che è più importante condividere i momenti di vita quotidiana in famiglia, che dedicarsi ad attività puramente cognitive. I compiti, infatti, non sono l'unico mezzo per insegnare la responsabilità ai bambini e può essere più efficace, ad esempio, educarli a partecipare ai lavori domestici e a considerare il gruppo un’unica grande squadra, dove ci si sostiene a vicenda.
Introdurre cambiamenti sostanziali
Anche in Italia ci sono degli insegnanti che hanno cominciato a dare valore al benessere emotivo e sociale degli alunni, ma queste forme di attenzione sono delle iniziative individuali o di singole scuole. Spesso si attivano dei progetti che coinvolgono figure esterne come psicologi od educatori, ma purtroppo questi interventi non durano a lungo e vengono percepiti come qualcosa di estraneo rispetto alla normale vita scolastica.
Sarebbe necessario, invece, un lavoro costante sull'empatia e sulle relazioni sociali, che diventi parte integrante delle attività settimanali.
Ciò può avvenire solo se i docenti, i genitori, ma anche chi si occupa della scuola a livello politico, diventi consapevole che il dedicare spazio all'educazione emotiva e relazionale, non è una perdita di tempo, ma la base per sviluppare competenze davvero utili al benessere sociale e personale. In un mondo che va sempre di più verso l'individualismo, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti, sarà fondamentale ritrovare parole come felicità, condivisione, rispetto reciproco e collaborazione, al fine di formare cittadini con la “testa ben fatta, più che una testa ben piena” (E. Morin).